Si snoda per circa 10 km dal centro storico di Cinquefrondi, dal punto in cui rimane qualche vestigia della Porta medievale, in Largo del Tocco, fino a metà del corso della fiumara Sciarapotamo (fiume ombroso) per poi ritornare al centro e dirigersi verso la zona dei campi.

Si parte quindi in direzione della Chiesa del Carmine e si prosegue lungo il Rione Santa Maria. Da qui, si arriva alla Fontana Vecchia di epoca medievale, esempio poco diffuso di captazione dell'acqua con pozzo orizzontale.

Proseguendo lungo "u canaluni" si può ammirare un vecchio Frantoio ad acqua, "a Cartera", una struttura dove venivano lavorati i ciocchi di erica erborea successivamente spediti nel nuovo continente per trasformarsi in pipe pregiate.

Si arriva, a fine strada, ai pozzi del nuovo Acquedotto comunale, dove si può bere l'acqua più leggera e pura del nostro territorio, proveneiente da 300 metri di profondità. Si prosegue, quindi, costeggiando la fiumara. Sulla sinistra si possono ammirare "I Timpi di Joppu" , aggregati di arenaria ricchi di fossili marini, che ricordano i tempi sommersi

Dopo circa 900 metri, attraversando la fiumara tramite un pittoresco ponticello in legno, si avvia un tratturo che, se seguito, porta al maestoso Convento di San Filippo di Argira, poco prima di contrada Trachè.

Ritornando sulla strada, dopo aver costeggiato la contrada Mantenia, solcata dal vallone Giambuni si giunge nella contrada Musucampu (campo delle muse). Da qui ha inizio il viaggio di ritorno.

Si raggiunge nuovamente il centro abitato e in direzione dell'ex stazione FC, si passa sotto un ponte in pietra, superando così la linea ferrata, confine di demarcazione tra l'urbe e i campi.

Seguendo una carrabile che taglia contrada San Lorenzo, immerso tra gli aranceti e i canneti, costeggiando quelli che ormai conservano solo il nome di vecchi mulini e attraversando il famigerato Passo dell'Acqua ci si ritrova in contrada Mafalda, dove, all'ombra dell'acquedotto settecentesco, si solca il Vallone Macario e subito dopo il Frantoio Della Scala, dopo Pasqaule Creazzo riscoprì una strada romana e, dove successivamente, fu rinvenuta una tomba romana di tegoloni di creta con embrici e il meraviglioso ninfeo della Villa romana, risalente al II secolo d.c.


Tra la natura

Tra le specie che caratterizzano la flora del percorso proposto vi è l'Acanto comune (Acanthus mollis), i cui fiori di colore bianco-rosa sono raggruppati in infiorescenze a spiga.

Percorrendo la fiumara Sciarapotamo discendente dalla Liminia, si ritrova l'antichissima e rara Woodwardia radicans, gigantesca felce tropicale con foglie lunghe sinoa 2-3 metri, la cui origine risale al periodo Terziario (circa 200 milioni di anni fa).

Tra le costruzioni rurali e una rigogliosa vegetazione spiccano gli immancabili alberi di ulivo, varie piante da frutto come i prugni (Prunus spinosa), i ciliegi (Prunus avium) e il nespolo volgare (Nespilus germanica).

Caratterizza poi il paesaggio mediterraneo, costituendo parte della cosidetta macchia mediterranea, la piante del corbezzolo (Arbutus unedo), arbusto sempreverde i cui frutti sono piccolissime bacche rossastre.


Testo tratto da "Cinquefrondi: gemma di montagna incastonata tra due mari"
Piccola guida turistica edita da Laruffa

 

 

 


Si parte dalla località Curtagliella (785 m s.l.m.), nelle vicinanze della Casermetta Forestale di Cinquefrondi, sulla strada provinciale 5 (ex SS 281) in direzione Piani della Limina.

Il cammino a piedi prende inizio nel punto in cui la strada provinciale si dirama, in salita, sulla destra, di fronte alla pineta del monte Sciofì (828 m s.l.m.). Una carreggiabile,ormai in disuso, costituisce l'attacco del sentiero.

Lasciando alle spalle la vista delle Serre e seguendo la segnaletica bianco-rossa, si intercetta la carregiabile che congiunge S.rra Cantoni con Colaiero, e dopo un breve tratto in piano, sulla destra inizia il sentiero evero e proprio.

L'escursione si articola lungo una vecchia pista utilizzata per il pascolo delle greggi e, in alcuni tratti, ammodernata per consentire l'accesso agli acqedotti dei comuni di Polistena San Giorgio Morgeto.

Si possono trovare diverse sorgenti di acqua potabile lungo il sentiero, diversi punti panoramici e qualche masseria.

Verso il termine del percorso, subito dopo la caratteristica fontanina Canalaci (703 m s.l.m.), quasi alle porte del comune di San Giorgio Morgeto, si incrocia un altro sentiero che, salendo ripido per mezzo di un'antichissima via lastricata in pietra, vero il monte Cappellano (910 m s.l.m.), conduce alla fontana Zappino (803 m s.l.m.), in località Stallette, aprendosi alle molteplici possibilità di escursioni che prendono il via nella cosiddetta del Passo del Mercante.


Tra la natura

Il sentiero proposto ha inizio nella fascia altimetrica corrispondente alle aree di alternanza di leccete (Quercus ilex) e faggete (Fagus silvatica) e collega, a metà quota, fra esemplari di conifere, castagni (Castanea sativa) e delle localizzate querce castagnare (Quercus virgiliana), i territori degli adiacenti Polistena e San Giorgio Morgeto.

In alternanza alle specie dominanti ad alto fusto troviamo, specialmente nella parte alta del sentiero, l'agrifofoglio (Ilex aquifolium) e gli altrettanti spinosi cespugli di pungitopo (Ruscus aculeatus). In questo ambiente troviamo intricati grovigli di vitalba (Clematis vitalba), edera (Hedera helix) e richhi rovi di more (Rubus ulmifolius) su tappeti di fragoline di bosco (Fragaria vesca).

Il sentiero, inoltre, è caratterizzato dallo scorrere di diversi ruscelletti fino al limite costituito dal torrente Andriga, in cui è possibile ammirare piccoli esemplari di trota fario (Salmo trutta fario). In effetti tutta questa area è cosparsa da acqutrini che conservano preziosi habitat umidi.

E' possibile inoltre osservare scene di caccia in cui i rapaci si gettano in picchiata su piccole prede. Fra le specie più diffuse di rapaci, ricordiamo il falco pellegrino (Falco peregrinus) noto per la sua tecnica di caccia e per la sua velocità, e i più inusuali astore (Accipiter gentilis) e poiana (Buteo buteo). Per chi si attarda di nottenon è difficile imbattersi in qualche curioso barbagianni o più raramente nell'allocco e nel gufo reale.


Testo tratto da "Cinquefrondi: gemma di montagna incastonata tra due mari"
Piccola guida turistica, Laruffa editore